Il ruolo dello psicologo scolastico è stato spesso associato ad una funzione centrata alla sola offerta di colloqui o di consulenze psicologiche specialistiche. In realtà esso deve tenere a mente il concetto di Salute che propone l’OMS, e cioè sviluppare il miglioramento della qualità della vita delle persone, e rendere ciò effettivo attraverso la promozione di una cultura di prevenzione attraverso azioni concrete e ciò non può essere sviluppato solo attraverso dei colloqui.

I suoi interventi devono facilitare i processi di crescita individuale e quelli di gruppo da un punto di vista relazionale, la libera espressione emotiva e l’attenzione ai processi psicologici da un punto di vista comunicativo. Questa modalità di lavoro può contribuire a contrastare e prevenire in maniera incisiva, le difficoltà adolescenziali, i comportamenti a rischio e le forme di disagio giovanile (anoressia, bulimia, disturbi dell’apprendimento, dispersione scolastica, stati depressivi, dipendenze da alcol, fumo, droghe).

Articolo a cura della dott.ssa Barbara Manzo

Ma entrando più nello specifico come si traduce quanto sopra esposto? La qualità della vita, nell’ambito scolastico, è data dalla costruzione di un clima di relazioni che favorisca la crescita personale ed un sereno apprendimento dei giovani. È necessario perciò determinare un confronto positivo e aperto, tra gli studenti e tra gli studenti e gli adulti.

Una psicologia scolastica che allarga il proprio orizzonte di intervento, riceve contributi teorici dalla psicologia di comunità, dalla psicologia sociale, dalla psicologia cognitiva, dalle neuroscienze, dalle pedagogie attive, dalle teorie della comunicazione efficace. Questi riferimenti possono essere supportati e resi operativi da quelle tecniche e strumenti denominate metodologie interattive. Modalità d’intervento che potremmo definire calde, che si occupano cioè della soggettività, dell’interazione tra individui in un contesto specifico, dei processi comunicativi e psicologici, della relazione con l’ambiente.

Queste modalità propongono un’azione che richiede coinvolgimento, confronto, discussione critica, focalizzando l’attenzione sulla soggettività e sul potenziamento (empowerment) personale e di gruppo. Alcune di queste tecniche possono essere: il lavoro in piccoli gruppi, l’analisi del contesto, la mappatura delle risorse, l’attivazione della comunicazione circolare e di quella socio-affettiva, l’ascolto attivo, l’organizzazione per èquipe o sottogruppi, le tecniche del brain-storming e del problem-solving, il circle time, l’imparare facendo.

Una critica che si può avanzare alla psicologia scolastica è quella di non essere andata di pari passi con le scoperte scientifiche sull’apprendimento e sulle scoperte tecnologiche che oggi possono funzionare da supporto per un nuovo modo di apprendere, non più basato esclusivamente sul linguaggio. Imparare la matematica, le scienze o la storia richiede attività, abilità e processi mentali specifici, i quali andrebbero individuati e potenziati.

Attraverso la sua esperienza pluriennale Cenpis ha elaborato il Progetto Giovani nel quale si presta attenzione al potenziale che è presente in ognuno di noi, fornendo indicazioni concrete su cosa sarebbe necessario per rendere l’apprendimento dei ragazzi più efficace. Quando si parla di apprendimento non si può però prendere in considerazione solamente la sfera cognitiva bensì è opportuno tener presenti tutte le componenti emotive che possono ostacolare un apprendimento efficace.

Per questo il terzo anno di Progetto Giovani pone l’accento sullo stress a scuola che si esplica in modo differente negli alunni, nei docenti, nel Dirigente scolastico e nei genitori. È sempre più frequente, infatti, che gli alunni, anche i più piccoli soffrano d’ansia da prestazione che si traduce in un’incapacità di affrontare le prove scolastiche siano esse orali o scritte. Tutto ciò comporta un calo nel rendimento scolastico e uno stress per i genitori che non sanno come aiutare i loro figli.

Il corpo docenti è inoltre sempre soggetto a modifiche dell’assetto scolastico e della varietà di personalità dei nuovi alunni. Oltre alla comunicazione meramente didattica si avverte una crescente necessità di sviluppare competenze comunicative efficaci per supportare i ragazzi in difficoltà, per comunicare con le famiglie e per comunicare tra colleghi, tutto ciò diviene fonte di stress. Lo stesso si dica per il dirigente scolastico, direttore di un’azienda qual è ormai la scuola, con tutti gli oneri emotivi e mentali che ciò comporta.

Ed a tutti questi attori dello scenario scuola che CENPIS, attraverso Progetto Giovani, rivolge la sua professionalità con interventi specifici per ognuno, in ottica volta alla promozione del benessere psico-fisico per il raggiungimento degli obiettivi e la riuscita individuale.

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